MAFIE. RETE NOBAVAGLIO INCONTRA STUDENTI SAPIENZA: “MAI RESTARE IN SILENZIO”

MAFIE. RETE NOBAVAGLIO INCONTRA STUDENTI SAPIENZA: “MAI RESTARE IN SILENZIO”


‘Il silenzio è mafia’ è il titolo dell’incontro organizzato oggi pomeriggio dalla Rete Nobavaglio – Liberi di essere informati e dall’Udu, l’Unione degli studenti universitari, alla facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza di Roma. All’incontro hanno partecipato i giornalisti Floriana Bulfon, Dina Lauricella, Linda Di Benedetto, Marino Bisso e, in collegamento video, Gianpiero Cioffredi, presidente dell’Osservatorio per la sicurezza e la legalità nel Lazio.
“Sono di ritorno da Latina- ha spiegato agli studenti Cioffredi- dove abbiamo restituito alla collettività un bene della mafia confiscato al clan Ciarelli che diventerà un’area verde e un’aula didattica a disposizione dell’Istituto agrario San Benedetto di Latina”.


Dina Lauricella ha raccontato alla platea alcune storie di donne – come Lea Garofalo – che ribellandosi alla famiglia hanno infranto il codice d’onore del clan permettendo alla Giustizia di comprendere dinamiche mafiose ancora sconosciute. La giornalista ha voluto anche evidenziare la mancanza di una regia di controllo per i fondi in arrivo del Pnrr: “Dobbiamo monitorare- ha detto- dove vanno a finire questi soldi perchè rischiano di finire in mani sbagliate”.
Floriana Bulfon ha invece ripercorso la recente storia del clan dei Casamonica a Roma, spiegando anche il ruolo delle organizzazioni criminali nel litorale laziale. Durante l’evento è emerso come anche se a prima vista questa “colonizzazione dal basso” potrebbe sembrare simile a quella attuata dalla ‘ndrangheta nell’hinterland lombardo, in realtà possiede delle peculiarità proprie che la differenziano.
L’importanza della presenza dello Stato in determinati contesti è un altro dei temi emersi durante l’incontro. “Quando venne chiusa la palestra degli Spada a Ostia- ha detto Bulfon- una signora, che niente aveva a che fare con la mafia, si lamentava del fatto che da quel momento sua figlia non avrebbe avuto più un posto dove fare danza”. fonte Dire