Viterbo, una piazza colorata contro caporalato e sfruttamento dei braccianti

Viterbo, una piazza colorata contro caporalato e sfruttamento dei braccianti

di CLARA HABTE

Lavoratori, cittadini, studenti, donne e uomini di Viterbo e della Tuscia: in tanti e con tante bandiere e striscioni colorati alla manifestazione in piazza della Repubblica, a Viterbo lanciata da Flai CgilFai CislUila Uil.

Alla mobilitazione hanno aderito: Anpi, Rete Antitratta, Rete degli studenti, Percorso-Sindacato studentesco universitario, Arci, Centro culturale islamico, Rete no bavaglio nazionale, Rete no bavaglio Viterbo, Associazione semi di pace, Aucs onlus. Molti anche i giornalisti da Daniele Camilli, autore di molte inchieste sul lavoro nei campi, a Valentina Bianchini, Clara Habte e Roberto Pagano della RETE NOBAVAGLIO.

Stefano Morea, Segretario generale Flai Cgil Roma Lazio regione

“Oggi qui a Viterbo per Nader per Singh per le migliaia di lavoratori sfruttati.
la nostra azione è per dare loro a voce. Oggi pensiamo di fare un cammino, di mettere in luce le condizioni di sfruttamento presenti anche in questo territorio. E, non è solo un tema dei lavoratori

migranti qua a Viterbo ma di tutti i lavoratori”

Marta Bonafoni consigliera regionale del Pd:

“Stiamo ascoltando storie drammatiche che fanno parte però della realtà dei nostri territori. Siamo qui per testimoniare la vicinanza alle famiglie di Nader e di Singh e di tutti i lavoratori morti e per dire che non si può morire di fatica.
Bisogna applicare le norme che esistono nella
nostra regione e in Italia e non fare sconti ai cosiddetti imprenditori che sfruttano queste persone per il loro profitto”

Daniele Camilli, giornalista

“La condizione di sfruttamento dei braccianti va affrontata organizzando i lavoratori a livello sindacale direttamente all’interno delle aziende e sul territorio attraverso una mobilitazione costante che deve coinvolgere il più possibile tutte le forze della società civile. A partire dal prossimo rinnovo del contratto di lavoro. Passando anche per battaglie fondamentali come quelle sulla casa e i trasporti. La condizione di sfruttamento dei braccianti chiama in causa non solo le istituzioni ma tutta la società nel suo insieme”.

“Vogliamo che sia una giornata importante, un giorno storico per la città e per tutto il territorio di questa provincia. Un primo passo cui ne seguiranno altri. Oggi è il giorno in cui tutti insieme dobbiamo dire BASTA! – incalzano le organizzazioni sidacali –  Basta morire di fatica. Basta morire di fatica sotto il sole. Basta morire di fatica nei campi. Basta allo sfruttamento dei braccianti. Naceur Messaoudi è morto mentre lavorava. Naceur Messaoudi è morto di fatica. E nessuno deve più restare indifferente alla condizione di lavoro che migliaia di operai agricoli vivono quotidianamente nelle campagne della Tuscia. Non possiamo e non dobbiamo più voltarci dall’altra parte. 

La condizione di lavoro dei braccianti, 9 mila in tutta la provincia, di cui circa il 60% cosiddetti “stranieri”, non può e non deve più essere ignorata. Non puo’ e non deve piu’ essere tollerata.  Le umiliazioni cui spesso sono sottoposti, lo sfruttamento che subiscono, le abitazioni in cui sono costretti a vivere, l’assenza di trasporti che li costringono ogni giorno a raggiungere il posto di lavoro a piedi, in bicicicletta o peggio ancora sotto il ricatto di un caporale, chiedono una sola cosa: chiedono giustizia”

Spiegano ancora i sindacati:” Naceur Messaoudi chiede giustizia. I braccianti di questa terra chiedono dignità, diritti e libertà. Perché la condizione in cui vivono e lavorano è condizione umana, e riguarda tutti. E nessuno può e deve sentirsi escluso. Il nostro appello è alla lotta, per la dignità, la giustizia, la libertà e i diritti dei braccianti e dei lavoratori. Uomini e donne, cittadini, tutti, di questo Paese. Per dire basta morire di fatica. Per dire no. Per dire che soltanto chi sfrutta e opprime è il solo, vero, straniero”.