#NOBAVAGLIO – VOGLIONO UCCIDERE L’UNITA’. NON PERMETTIAMOLO!

#NOBAVAGLIO – VOGLIONO UCCIDERE L’UNITA’. NON PERMETTIAMOLO!

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VOGLIONO UCCIDERE L’UNITA’. NON PERMETTIAMOLO! L’UNITA’ DEVE VIVERE

Quando la scure si abbatterà su di voi, la morte avrà la mia faccia”… Con queste parole  l’AD de L’Unità srl, Guido Stefanelli, si è rivolto a uno dei rappresentanti del Cdr del giornale che chiedeva un incontro per cercare un’alternativa alla chiusura e al licenziamento collettivo dei 29 giornalisti della storica testata della sinistra fondata da Antonio Gramsci nel 1924. Non è nuovo l’ad de l’Unità a offese o insulti nei confronti dei giornalisti. Un comportamento che non può essere tollerato in un momento così drammatico per il futuro della testata. La proprietà della società, la maggioranza è del gruppo dei costruttori Pessina che detiene l’80%, ha minacciato di voler procedere ai licenziamenti. #NOBAVAGLIO pressing è pronto a scendere in piazza al fianco dei colleghi de L’Unità e sostiene la proposta della Fnsi che, nel condannare fermamente il comportamento dell’Ad de L’Unità, chiede un intervento del Pd per scongiurare la chiusura e individuare un percorso di salvataggio del storico giornale della sinistra.

(#Nobavaglio)

EDITORIA: CDR L’UNITA’, DOMANI IL GIORNALE NON SARA’ IN EDICOLA =

Roma, 28 gen. (AdnKronos) – Domani L’Unità non sarà in edicola. Una scelta, spiega il Comitato di Redazione del quotidiano, “dolorosa, sotto ogni punto di vista, ma inevitabile di fronte all’atteggiamento dell’azienda”. Spiegando le ragioni della decisione, il Cdr ricorda in un comunicato apparso oggi in prima pagina intitolato ‘Vogliono far morire L’Unità’, che “al segretario del Pd e ai soci di maggioranza de L’Unità srl abbiamo rivolto domande di merito sulla situazione del giornale, sulle responsabilità e sulle prospettive. Non abbiamo ricevuto risposte”.unita_mgzoom Il Cdr denuncia poi un ‘clima avvelenato’: “‘Quando la scure si abbatterà su di voi la morte avrà la mia faccia”‘. Con queste parole l’amministratore delegato de L’Unità srl, Guido Stefanelli, si è rivolto a un membro del Cdr che gli chiedeva un incontro”.

“A questo – commenta il Cdr -siamo precipitati. Ad un degrado ignobile non solo delle relazioni sindacali, ma di quelle umane. Questo è il clima avvelenato a quattro giorni dall’1 febbraio, quando l’assemblea dei soci dovrà decidere la ricapitalizzazione o la messa in liquidazione del giornale”.

“Non ci faremo intimidire”, scrive il Cdr sottolineando che “useremo tutti gli strumenti politici, sindacali, legali per difendere i nostri diritti”. Per questo “domani L’Unità domani non sarà in edicola”.

(Clt/AdnKronos)

EDITORIA: FNSI, CASO ‘L’UNITA”E’ QUESTIONE DI ORDINE PUBBLICO, PD INTERVENGA =

Roma, 28 gen. (AdnKronos) – “Quanto sta accadendo a l’Unità travalica ormai i confini di una pur aspra dialettica sindacale: ormai è una questione di ordine pubblico. La denuncia del Comitato di redazione del quotidiano, pubblicata oggi in prima pagina, non può cadere nel nulla né lasciare indifferente la proprietà della testata”. Lo affermano, in una nota, il segretario generale e il presidente della Fnsi,  Giuseppe Giulietti e

Raffaele Lorusso (nelle foto): giuseppe-giulietti.jpg111“Il comportamento di chi controlla la società editrice -spiegano – sarebbe intollerabile e inaccettabile in qualsiasi realtà lavorativa, ma lo è ancora di più nel giornale fondato da Antonio Gramsci per tutelare i diritti dei lavoratori che qualcuno invece pensa di poter calpestare impunemente”.

lorussofnsi“La Federazione nazionale della stampa – concludono Lorusso e Giuseppe Giulietti -italiana si schiera al fianco della redazione ed è pronta a rivendicarne i diritti in ogni sede. L’auspicio è che chi ha il potere di intervenire, a cominciare dal Partito Democratico, lo faccia ad horas”.

(Spe/AdnKronos)

Editoria: Unità; ControCorrente, a fianco dei colleghi

(ANSA) – ROMA, 28 GEN – Le giornaliste e i giornalisti di ControCorrente “sono a fianco dei colleghi dell’Unità e di tutti i dipendenti del giornale fondato da Antonio Gramsci, che a 18 mesi dalla riapertura rischia di chiudere i battenti”.
ControCorrente, “il nuovo soggetto politico sindacale che riunisce i giornalisti che credono in un percorso di profondo cambiamento della nostra categoria, di fronte al rischio che l’assemblea dei soci convocata per mercoledì 1 febbraio, in mancanza di un aumento di capitale, possa mettere in liquidazione la società editrice”, parla in una nota di “assurdo atteggiamento della proprietà”.

baldigianettoControCorrente, “impegnata contro i tagli alle redazioni e ai giornalisti precari e nella difesa della libertà di stampa, sarà a fianco dei colleghi dell’Unità – conclude la nota – e delle loro iniziative”.

(nella foto Giannetto Baldi, coordinatore di ControCorrente)

 

 

Editoria: Unità; Speranza, intervenga il Pd, giornale viva

(ANSA) – ROMA, 28 GEN – “Sono vicino ai lavoratori dell’Unità. Comportamenti come quelli denunciati oggi sul giornale sono da condannare e denotano una distanza siderale dai valori che l’Unità ha sostenuto e difeso per decenni. Credo che il Pd debba intervenire concretamente e presto, perché l’Unità viva e perché i rapporti all’interno del giornale tornino ad essere improntati a civiltà e valori di rispetto dei lavoratori”. E’ l’auspicio di Roberto Speranza, leader della minoranza Pd e candidato alla segreteria del partito. (ANSA)

Editoria:Unità; Bonifazi, impegno Pd, inaccettabili frasi ad

(ANSA) – ROMA, 28 GEN – “Il Pd vuole salvare l’Unità e i suoi lavoratori”. Lo assicura il tesoriere dem, Francesco Bonifazi, sottolineando che “le parole dell’attuale amministratore delegato dell’Unità, Stefanelli, sono inaccettabili e incivili”.
Il riferimento è all’affermazione, rivolta a un componente del comitato di redazione e riferita dallo stesso cdr in una nota, “quando la scure di abbatterà su di voi, la morte avrà la mia faccia”. Nel comunicato, il cdr protestava contro “il clima avvelenato” in vista del 1 febbraio, quando l’assemblea dei soci dovrà decidere la ricapitalizzazione o la messa in liquidazione del giornale; l’editore ne ha preso le distanze, sottolineando che quanto riportato non corrispondeva “a verità”.
“Stiamo parlando, oltre che della vita di un giornale che è parte significativa della storia del nostro Paese – afferma Bonifazi in una nota – di posti di lavoro e soprattutto di persone. Chi assume ruoli di amministrazione e di gestione così delicati deve essere adeguato e all’altezza della responsabilità che ha assunto. Il Pd vuole salvare l’Unità e i suoi lavoratori.
Per questo abbiamo chiesto l’aumento di capitale cui abbiamo aderito con la nostra quota. Ora spetta al socio di maggioranza con l’80% assumersi i propri obblighi, evitando di far chiudere il giornale e di offendere i lavoratori”.
(ANSA).

L’Unità, Sergio Staino scrive a Matteo Renzi: “Mi hai profondamente deluso”

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STAINORENZI

Il direttore dell’Unità, Sergio Staino, rende pubblica la mail che ha scritto venti giorni fa al segretario del Pd Matteo Renzi e da cui emerge la delusione per come il Pd sta affrontando la questione relativa alla sorte del quotidiano e di chi vi lavora. In un passaggio della mail Staino ricorda quando Renzi gli disse ‘Voglio un giornale bello, di tante pagine e non preoccuparti per i soldi… quelli ci sono!’, aggiungendo: “Dirti quindi che sono profondamente deluso, e in prima fila deluso da te, è dir poco. Pensavo che il giornale ti servisse per ravvivare quella base che nel territorio si sta disperdendo nell’astensionismo o, peggio ancora, nel grillismo”.

In un comunicato che accompagna la divulgazione del contenuto della mail, Staino scrive: “Io ti ho sempre apprezzato per quel tuo continuo ripetere ‘ci metto la faccia’, è possibile che questo non valga per l’Unità?”. Staino spiega anche che, se oggi il giornale fosse stato in edicola (non è uscito per lo sciopero dei giornalisti, ndr), il suo editoriale sarebbe stato appunto quella lettera indirizzata al segretario del Pd il 23 dicembre, lettera che “mi sembra rileggendola adesso, mantenga tutta la sua attualità. Due giorni fa – prosegue il comunicato del direttore – la situazione di agitazione al mio giornale è esplosa per una comunicazione a ciel sereno da parte dell’amministratore delegato in cui si annunciava la fine delle trattative su una revisione nei ruoli dei giornalisti e dei rispettivi emolumenti, passando di fatto a una riduzione di personale non specificando né in che numero né in che modo. Questa notizia, di per sé molto spiacevole, è stata però superata ieri 12 gennaio, dall’assemblea dei soci proprietari de l’Unità che ha di fatto rinviato al primo febbraio la dichiarazione di liquidazione della stessa società”.

In particolare – prosegue Staino – il socio di minoranza, cioè il PD, ha proposto una ricapitalizzazione dell’azienda di 5 milioni di euro, 1 milione il PD e 4 milioni la Pessina, socio di maggioranza. Quest’ultimo “ha dichiarato la propria disponibilità a ricapitalizzare a patto che il PD cedesse la golden share de l’Unità che appartiene totalmente al socio di minoranza alla stessa Pessina. Tutto questo perché la Pessina imputa al PD una gestione deleteria dello stesso giornale causata soprattutto da uno straordinario assenteismo nei confronti della presenza del giornale nel partito, nella società e nel territorio. In effetti, come ben sappiamo, anche se storicamente il padrone è sempre e comunque una carogna e quindi anche in questo caso la Pessina non può dichiarare la sua totale innocenza nella crisi gestionale ed economica de l’Unità, è ben vero che il problema principale rimane un problema politico. La lettera che qui riproduco evidenzia in modo molto chiaro quali sono le problematiche più gravi di questa gestione”.

E a Renzi il direttore dell’Unità aveva scritto “perchè credo di essere ormai giunto alla fine delle mie forze. Dopo tre mesi di esperienza alla direzione de l’Unità puoi bene immaginare dove sia finito tutto l’entusiasmo che avevo messo nel fare questo lavoro. Ero abbastanza impaurito perchè immaginavo la quantità di problemi in cui mi sarei ritrovato anche se, devo dirti con sincerità, che mai immaginavo che la quantità fosse così enorme e pesante”.

E quindi l’elenco delle difficoltà. A cominciare da quelle umane:

“Parlare e trattare con il tesoriere del PD Bonifazi e con l’amministratore delegato Stefanelli, ti assicuro è esperienza che non augurerei a peggior nemico. Meglio assai con Massimo Pessina e Chicco Testa che sono persone se non altro trasparenti e razionali. Non parliamo dell’aspetto economico che mi immaginavo grave ma non tale da bloccare ogni pur minima iniziativa di rilancio del giornale. E poi il personale umano e l’isolamento del giornale. Questo è l’aspetto che mi addolora di più: mi sono reso conto – scriveva Staino a Renzi – che non c’è nessuno nel partito che sia interessato a questo foglio. Ho un bel rapporto con i compagni di base più vecchi, ho un buon rapporto con un pò di giovani che si sono avvicinati, ho un buon rapporto con quel che resta dei ‘Giovani Turchi’ e ho un buon rapporto di confronto con alcuni compagni a te non troppo vicini, da Macaluso a Reichlin, a Cancrini, a Cuperlo, Veltroni, Fassino e tanti altri, che lo seguono, lo commentano, mi aiutano. Ma tu e i tuoi? Zero”.

Quindi aggiungeva: “Credo che anche tu sia fra quelli che neanche scorre la prima pagina del giornale”. E ancora: “Pensavo ti servisse uno strumento per ricucire queste forze, per rimetterle in circolo, per far sì che dalla base ti arrivasse quell’ondata di rinnovamento che caratterizzò la tua prima uscita, quella del rottamatore, e che ti avrebbe aiutato a riporre il partito alla centralità del nostro lavoro politico. Per questo ero pronto a fare molti sacrifici, ero pronto a fare un bellissimo giornale mantenendo il livello di spesa dell’attuale o addirittura riducendolo, riducendo il personale (che è un sacrificio politico terribile), riducendo il formato e puntando su un giornale piccolo, brutto e cattivo ma pieno di grande intelligenza e di cose che non si trovano negli altri giornali. Di cose che sono strumenti, conoscenza, elementi di lavoro per chi giorno per giorno nei territori e nelle amministrazioni e nelle aggregazioni culturali e sociali porta avanti il lavoro del partito. Purtroppo non è così. In nessun momento il partito ha dato un segnale nei confronti miei e del giornale”.

Staino scriveva inoltre “speravo che tu mi avresti fatto parlare in piazza del Popolo, almeno due minuti per presentare il rilancio del giornale e dire che il giornale era al tuo fianco ed era lì in piazza a testimoniare la voglia di rinascita. Speravo che tu mi avresti presentato alla Leopolda come nuovo direttore da ascoltare e soprattutto aiutare in questo grosso lavoro. Al contrario, ai diffusori del nostro giornale non è stata neanche data l’autorizzazione per entrare alla Leopolda (nonostante fuori piovesse a diluvio). All’ultima assemblea nessuno ha accennato alla presenza del giornale e a un suo possibile ruolo nel rilancio del partito, al contrario, l’unica volta che è stata nominata l’Unità è stato perché un rappresentante della minoranza ci ha accusati di averli riempiti di vituperi ed offese. E poi adesso. La necessità di un incontro per sapere dove andiamo a finire rinviata di settimana in settimana, sempre cose più importanti de l’Unità, sempre cose più urgenti. È naturale che mi venga una gran voglia di togliere il disturbo”. L’occasione – annunciava Staino – proprio il Cda fissato per oggi (e che c’è stato, ndr) “in cui si sanzionerà l’ennesimo fallimento e l’ennesima chiusura. Cosa ne guadagni questo lo sa solo Dio. Cosa ne guadagni tu, cosa ne guadagna il partito, cosa ne guadagna la sinistra e l’intera società”.

 

Unità, conto alla rovescia. Giornalisti in sciopero e causa per il sito. Staino a Renzi: «Mi hai profondamente deluso»

Editoria & Politica. Il destino dell’Unità si conoscerà il primo febbraio. Per i lavoratori in assemblea permanente i soci (Pessina e Pd) hanno rinviato di fatto la messa in liquidazione di 15 giorni. Oggi il quotidiano non sarà in edicola. Il direttore Staino ha scritto una lettera a Renzi: «Caro segretario mi hai profondamente deluso». Non ha mai ricevuto una risposta

La conferenza stampa all’Unità di mercoledì scorso: i giornalisti del cdr insieme ai direttori Staino e Romano

Il destino dell’Unità si conoscerà il primo febbraio. I soci di maggioranza (Piesse, dell’imprenditore Pessina) e di minoranza (Eyu, il Partito Democratico) ieri non hanno trovato un’intesa sulla ricapitalizzazione di un’azienda in profonda sofferenza e hanno rinviato la decisione di due settimane. Per il comitato di redazione hanno rinviato di fatto al primo febbraio la dichiarazione di liquidazione della loro società. Sul piatto resta anche la decisione choc preannunciata al comitato di redazione: licenziamenti collettivi senza ricorrere agli ammortizzatori sociali.

I giornalisti sono in assemblea permanente e oggi – per il secondo giorno consecutivo – non manderanno il giornale in edicola. E sparano a zero sul Pd e Pessina. «La loro decisione è, se possibile, ancora più grave di quella sui licenziamenti – spiegano – Sono inaccettabili le loro motivazioni sulla possibile messa in liquidazione della società editoriale. Entrambi dicono di volerla fare sopravvivere ma poi adducono condizioni, l’uno contro l’altro, da rendere di fatto impossibile trovare un accordo».

In questo gioco di veti incrociati, che dura da quando l’Unità è tornata in edicola 18 mesi fa, i lavoratori si sentono presi in ostaggio e chiedono un incontro al segretario del partito Matteo Renzi che da due giorni mantiene un silenzio assoluto. Non si sa se stia cercando una via d’uscita, magari individuando un altro imprenditore in zona Pd, o limitrofa, l’ennesimo. O se proprio non abbia alcuna idea e stia portando il giornale di partito verso una nuova, e forse definitiva, chiusura. «L’Unità – chiedono i redattori – deve continuare ad esistere o deve morire? Pretendiamo di saperlo».

Capitolo a parte merita la fine della fascinazione politica che Renzi sembra avere esercitato sul neo-direttore Sergio Staino che ieri ha diffuso una mail intensa, dai toni appassionati e disillusi. È stata spedita al segretario Pd il 23 dicembre scorso. Una mail che da venti giorni aspetta una risposta. Mai arrivata. Metafora di un silenzio, o forse di un disinteresse imbarazzato, aggravato dalla disfatta del referendum del 4 dicembre. «Dirti che sono profondamente deluso, e in prima fila deluso da te, è dir poco» ha scritto Staino a Renzi in un passaggio chiave della lettera dove tra l’altro ammette di essere stato pronto a «ridurre il personale (che è un sacrificio politico terribile)».«Pensavo – continua Staino – che il giornale ti servisse per ravvivare quella base che nel territorio si sta disperdendo nell’astensionismo o, peggio ancora, nel grillismo. Pensavo ti servisse uno strumento per ricucire queste forze, per rimetterle in circolo, per far sì che dalla base ti arrivasse quell’ondata di rinnovamento che caratterizzò la tua prima uscita, quella del rottamatore, e che ti avrebbe aiutato a riporre il partito alla centralità del nostro lavoro politico».

Staino affonda su tutta la linea e parla a Renzi di «difficoltà umane: parlare e trattare con il tesoriere del Pd Bonifazi e con l’Ad Stefanelli, ti assicuro è esperienza che non augurerei a peggior nemico. È naturale che mi venga una gran voglia di togliere il disturbo». Parole che contrassegnano una diversità antropologica, prima ancora che politica. Parole che indicano un’idea di partito, e di giornale, che, con ogni probabilità, non è quella di Renzi.