Ancora bavagli alla stampa turca. La corte di Istanbul ha ordinato questa mattina la chiusura del quotidiano Ozgur Gundem, che secondo il pubblico ministero avrebbe fatto propaganda a favore dei ribelli separatisti curdi del Pkk. Di pochi minuti fa invece, la notizia dell’irruzione della polizia nella medesima redazione dove, a sostenuto l’avvocato del quotidiano Sinan Zincir all’emittente Imc tv, la polizia non avrebbe mostrato alcun mandato di perquisizione.
Zincir ha poi aggiunto che la redazione è stata svuotata ed è stata impedita di fatto la stampa dell’edizione di domani. Impedite le riprese a un cameraman e un inviato della medesima emittente Imc tv, poi fermati dagli agenti. In manette undici giornalisti che lavorano per il quotidiano, un inviato dell’agenzia curda Dicle e due esponenti del sindacato turco dei giornalisti.
Meral Danis Bestas, deputato del partito di sinistra filo-curdo Hdp, ha descritto l’ordine di chiusura come un attacco alla libertà di espressione e ha chiesto di sostenere il giornale. Reporters sans frontières colloca la Turchia al 151esimo posto su un totale di 180 Paesi in materia di libertà di stampa e ha criticato l’intervento dei giudici sui mezzi di comunicazione e i tentativi di zittire i giornalisti critici. La pressione nel Paese è ulteriormente aumentata dopo il fallito golpe del 15 luglio scorso, specialmente contro i media legati al predicatore Fethullah Gulen, che Ankara accusa di aver orchestrato il colpo di stato. fonte LaPresse/EFE, Agi
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L’agenzia di stampa Anadolu spiega che l’atto d’accusa di 2.527 pagine è stato approvato dai procuratori della regione di Usak nella Turchia occidentale. Gulen è accusato di aver ”tentato di distruggere l’ordine costituzionale con la forza” e di aver “formato e diretto un gruppo terroristico armato”
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