#NOBAVAGLIO/ INTERCETTAZIONI: Il BLITZ D’AGOSTO IN SENATO CHE METTE A RISCHIO L’INFORMAZIONE

#NOBAVAGLIO/  INTERCETTAZIONI: Il BLITZ D’AGOSTO IN SENATO CHE METTE A RISCHIO L’INFORMAZIONE

Intercettazioni: l’ok agostano in Senato che mette a rischio l’informazione

L’ok agostano alla delega al Governo sulla riforma per le intercettazioni, passato la notte del 2 agosto, mette indubbiamente a rischio la libertà d’informazione anche se il ministro Andrea Orlando non vuole sentire parlare di bavagli.

rodotaFnsi

E’ rimasto inascoltato l’appello lanciato nei mesi scorsi di affidare al parlamento, sede naturale del confronto, il compito di regolamentare una materia così delicata.

Preoccupa invece che sia stato lasciato al Governo il potere di stabilire le nuove regole sulla pubblicazione delle intercettazioni.

Dopo il sì della commissione Giustizia del Sentato come verrà tutelato il diritto di cronaca e la possibilità di poter far conoscere quelle conversazioni che il giornalista (e non la politca) considera d’interesse pubblico?

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In questo modo esiste il pericolo di  una stretta al diritto di essere informati come abbiamo spiegato nell’appello di NOBAVAGLIO scritto assieme al professore Stefano Rodotà  ( leggi l’appello: http://www.fnsi.it/ldquointercettazioni-no-alla-nuova-legge-bavagliordquornparte-la-petizione-online-primo-firmatario-rodota ).

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E’ vero che nel testo approvato il 2 agosto al Senato si fa riferimento all’esigenza di garantire la libertà di stampa e alla volontà di recepire  l’orientamento della Corte di Strasburgo.

Ma sarà così?

Occorre dunque vigilare su quanto accadrà nei prossimi mesi. Fanno bene i vertici della Fnsi. Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti a chiedere subito con forza che “alla ripresa di settembre, cominci il confronto con le istituzioni e le categorie interessate”. Noi di #NOBAVAGLIO  saremo pronti a mobilitarci come abbiamo sempre fatto.

lorusso giulietti

 

 

 

L’APPELLO

Intercettazioni, no alla nuova legge bavaglio”. Parte la petizione online: primo firmatario Rodotà

Nuovo tentativo di imbavagliare la stampa per via legislativa e nuova reazione da parte di giuristi, giornalisti e società civile che lanciano sul web la petizione “No bavaglio 3”, primi firmatari Stefano Rodotà, Marino Bisso, Arturo Di Corinto e Giovanni Maria Riccio. E anche il segretario generale della FNSI, Raffaele Lorusso, aderisce all’iniziativa.

Nuovo tentativo di imbavagliare la stampa per via legislativa e nuova reazione da parte di giuristi, giornalisti e società civile che lanciano sul web la petizione “No bavaglio 3”, primi firmatari Stefano Rodotà, Marino Bisso, Arturo Di Corinto e Giovanni Maria Riccio. E anche il segretario generale della FNSI, Raffaele Lorusso, aderisce all’iniziativa.

Il web si mobilita contro la minaccia di una nuova legge bavaglio insita nella delega al governo in materia di intercettazioni telefoniche prevista dalla riforma del processo penale in discussione in parlamento. Stefano Rodotà, Marino Bisso, Arturo Di Corinto e Giovanni Maria Riccio, primi firmatari della petizione online, hanno dato vita al sito nobavaglio.org e lanciato l’appello raccolto, tra gli altri, anche dal segretario generale della FNSI Raffaele Lorusso.
“Il disegno di legge approvato alla Camera che delega il governo a predisporre norme in materia di pubblicazione delle intercettazioni è un fatto gravissimo. Ancora una volta – si legge nell’appello online – si cerca di colpire la libertà d’informazione e il diritto dei cittadini di essere informati cercando di mettere un bavaglio ai giornalisti”.
“Con la delega al Governo – spiega ancora la pagina web – si sottrae al Parlamento la decisione sui diritti fondamentali, che dovrebbe essere di sua stretta competenza, e si impedisce all’opinione pubblica di esercitare il diritto di seguire con trasparenza i lavori parlamentari e l’attività di redazione legislativa, così come riconosciuto dalla Costituzione. Non può essere il potere esecutivo a stabilire quali siano le notizie rilevanti per i cittadini”.
“Nei Paesi democratici – prosegue l’appello – sono i giornalisti che decidono quali sono le notizie che vanno diffuse oppure no, in base a criteri di rilevanza, attualità, interesse pubblico e privacy a tutela dei diritti dei singoli. Oggi, se il giornalista sbaglia, sono già previste sanzioni. Quindi non è vero che questa riforma tutela la privacy dei cittadini che è ampiamente garantita dalle norme vigenti”.
“La legge italiana sulla privacy inoltre chiarisce il concetto di ‘minore aspettativa di privacy per i personaggi pubblici’, le cui notizie – rilevano i firmatari della petizione – sono protette solo se non hanno ‘alcun rilievo per l’informazione’, e la stessa corte di Strasburgo ha chiarito che tutto ciò che li riguarda, penalmente rilevante oppure no, va pubblicato perfino quando vi sia violazione del segreto istruttorio”.
Il timore è che si istituisca una censura preventiva che consenta ai poteri pubblici e privati di sottrarsi al controllo dei cittadini.
Il nuovo ddl sulle intercettazioni, inoltre, colpisce duramente il diritto di cronaca. “Intercettazioni di minore rilevanza giudiziaria, ma di grande interesse pubblico, non potranno essere più né divulgate né conosciute dai cittadini. Così come nel 2010, contro il decreto Alfano, oggi contro il ddl del governo Renzi siamo pronti a mobilitarci: non ci faremo mettere il bavaglio”, ammoniscono i promotori dell’iniziativa.
“Chiediamo – conclude la nota – che dal disegno di legge all’esame del Senato venga stralciata la disciplina delle intercettazioni per restituire al solo Parlamento questa delicatissima materia, tutelando la pienezza del diritto di informare e ad essere informati, solennemente riconosciuto dall’articolo 21 della nostra Costituzione”.
(Foto da primaonline.it)

 

 

 

 

 

MINI-RASSEGNA STAMPA

Intercettazioni: semaforo verde al Senato, più potere ai pm

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di Liana Milella

 

La Repubblica, 2 agosto 2016

 

Via libera sulle intercettazioni al Senato. Il governo si avvicina ai magistrati sulla gestione dello strumento più invasivo del processo. La delega che riscriverà la materia degli ascolti è molto più dettagliata rispetto a quella generica della Camera e soprattutto il pm resta il dominus nel decidere quali telefonate conservare e quali eliminare. Novità anche sui Trojan, le registrazioni effettuate a distanza attraverso un virus.
Saranno possibili per i reati gravi di mafia e terrorismo, ma non per la più generica associazione a delinquere, il 416 del codice penale. Quando la commissione Giustizia è riunita in seduta notturna, il testo ottiene il via libera dopo una giornata di trattative. Oggi l’intero ddl sul processo penale, che contiene la riforma della prescrizione, già potrebbe debuttare in aula, anche solo per essere incardinato. Appuntamento l’8 settembre per i futuri emendamenti e la maratona sui quasi 40 articoli.
Ma il Guardasigilli Andrea Orlando è comunque soddisfatto: “Questo era un passaggio molto importante. Le modifiche sono state discusse anche con esponenti della Camera e quindi lì il cammino sarà più facile”. Da registrare ieri sera tre voti di rilievo: sulla delega, sui Trojan e sulla cosiddetta “norma D’Addario”, le registrazioni fai da te. Forza Italia ha tentato di mettere un bavaglio alla stampa eliminando il “diritto di cronaca” come licenza di pubblicazione, però stata fermata. Ma il passo avanti è quello sulla riforma delle intercettazioni.
Orlando approva la proposta dei relatori Felice Casson e Giuseppe Cucca di riscrivere la delega al governo. Il testo originario di una dozzina di righe si raddoppia. Emerge con nettezza il ruolo del pm nella gestione delle intercettazioni, sia quelle che dimostrano appieno il compimento di un reato, sia quelle ininfluenti che devono restare riservate e finire in un archivio riservato. È scritto nella delega: “Il pm assicuri la riservatezza delle registrazioni inutilizzabili perché non pertinenti all’accertamento delle responsabilità per cui si procede o di quelle irrilevanti ai fini delle indagini in quanto riguardanti fatti ad essa estranei”.
Queste ultime, al contrario di quanto avviene adesso con i brogliacci della polizia, “non saranno oggetto di trascrizione sommaria, ma ne sarà indicata solo data, ora e apparato cui è avvenuta la registrazione, previa informazione al pm”. Indiscutibilmente ne soffriranno le cronache dei processi, anche se Orlando non vuol sentir parlare di “bavagli”. È un fatto però che adesso il testo della delega assomiglia molto alle circolari dei procuratori di Roma, Torino, Napoli, Firenze e di un’altra buona dozzina di città, e alla risoluzione appena approvata dal Csm che ne fa la sintesi e per cui il vice presidente Giovanni Legnini si è molto battuto.
Compromesso invece tra Pd e Ncd – battagliero fino all’ultimo col ministro Enrico Costa e il presidente della commissione Nico D’Ascola – sui Trojan. Anche qui passa la formula dei relatori Casson e Cucca, “il microfono si attiva con comando inviato da remoto e non con il solo virus”. Nessun ostacolo in presenza di reati gravi, ma viene cancellato il 416, l’associazione a delinquere semplice su cui Ncd ha minacciato di non votare il testo.

Prescrizione e intercettazioni, approvata riforma del processo penale in Senato

Il testo verrà incardinato in aula entro la settimana

La commissione Giustizia di Palazzo Madama ha approvato in seduta notturna la riforma del processo penale che contiene modifiche alla disciplina su prescrizione e intercettazioni. Per quanto riguarda quest’ ultimo tema, è passato l’ emendamento dei relatori che dà la delega al Governo a mettere a punto una normativa che tenga conto, tra l’altro, della libertà di stampa e di quanto previsto dalla Corte di Strasburgo. Sul fronte del virus Trojan, si dovrà seguire quanto previsto per le intercettazioni ambientali. Il testo verrà incardinato in aula entro la settimana.

Hanno votato contro la riforma i tre senatori del Movimento Cinquestelle, Maria Mussini, e, su molti emendamenti, anche Corradino Mineo, in sostituzione di un altro senatore componente della commissione. Molti esponenti delle opposizioni, soprattutto in Forza Italia, erano assenti al momento del voto. “Una delle cose più pericolose di questo provvedimento – commenta Maurizio Buccarella (M5S) – è che si punisce sino a 4 anni di carcere il cittadino che diffonde immagini, video o conversazioni, pur registrati in sua presenza, recando danno all’immagine o reputazione altrui, se acquisiti fraudolentemente. Resta anche il dubbio interpretativo sull’ avverbio e, a nostro avviso, si limita la libertà di critica di ognuno di noi”. “Ma non si voleva depenalizzare il reato di diffamazione?”, domanda Buccarella. La commissione Giustizia del Senato ha comunque dato il mandato ai relatori Felice Casson e Giuseppe Cucca (Pd) a riferire in aula.

Intercettazioni, via libera in Commissione al Senato. La Fnsi: «La delega al governo sia occasione di confronto»

La commissione Giustizia di Palazzo Madama ha approvato in seduta notturna la riforma del processo penale che contiene, tra gli altri provvedimenti, modifiche alla disciplina sulle intercettazioni, la cui riforma sarà affidata ad un atto dell’esecutivo. «L’auspicio è che la delega al governo sia un’occasione di confronto e di condivisione con le istituzioni delle categorie interessate», commentano i vertici della Fnsi.
Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando (Foto: Itkam.org)

La commissione Giustizia di Palazzo Madama ha approvato in seduta notturna la riforma del processo penale che contiene, tra gli altri provvedimenti, modifiche alla disciplina sulle intercettazioni. L’emendamento confluito nel testo, presentato dai relatori, dà la delega al governo a mettere a punto una normativa che tenga conto, tra l’altro, della libertà di stampa e di quanto previsto dalla Corte di Strasburgo.

L’auspicio della Federazione nazionale della stampa italiana, ora, è che la delega per definire le norme in materia di intercettazioni, salvaguardando la libertà di stampa, «sia un’occasione di confronto e di condivisione. L’esigenza di tutelare la segretezza delle indagini – dicono il segretario generale Lorusso e il presidente Giulietti – non può tradursi in un bavaglio alla stampa né può comprimere il diritto dei cittadini ad essere informati».

Secondo i vertici del sindacato dei giornalisti, inoltre, «l’esplicito riferimento alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, da sempre attenta alle esigenze di assicurare ai cittadini un’informazione priva di censure perché pilastro della democrazia, rappresenta il presupposto per mettere a punto norme che garantiscano tutti, magistrati, persone coinvolte nelle indagini, giornalisti e cittadini».

La Fnsi chiede inoltre alle istituzioni che «alla ripresa di settembre cominci il confronto con le istituzioni delle categorie interessate, sul quale già in passato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, si era detto disponibile», confidando, infine, che il Parlamento «arrivi presto all’approvazione di altri due provvedimenti, entrambi da tempo fermi in Senato: l’abrogazione del carcere per i giornalisti, come chiesto dalle istituzioni europee, e il contenimento delle cosiddette “querele temerarie”».

Auspicio condiviso anche dal capogruppo Pd in commissione Giustizia di Montecitorio, Walter Verini, che, in una nota, dopo aver ribadito che «il ministro Orlando ha più volte detto che sarà aperto un confronto con le rappresentanze del mondo dell’informazione, a partire da Fnsi e Ordine dei giornalisti» augura che «il Senato concluda al più presto l’iter che lo vede impegnato su due provvedimenti importanti per l’informazione e quindi per la libertà di tutti: provvedimenti che contengono tra i punti più rilevanti l’abolizione del carcere per i reati di diffamazione a mezzo stampa e interventi di una certa incisività contro le intimidazioni all’informazione attraverso le querele temerarie».

@fnsisocial

Intercettazioni, le linee guida del CSM
da QG, QUESTIONE GIUSTIZIA – Magistratura indipendente

Intercettazioni, le linee guida del CSM

Intercettazioni, le linee guida del CSM
La delibera approvata dal Consiglio superiore della magistratura nella seduta plenaria del 29 luglio

“La Settima Commissione del CSM – si legge nella delibera -, a seguito di un monitoraggio sul tema, ha rilevato come siano state assunte direttive o circolari specifiche dalle Procure di Roma, Napoli, Torino, nonché da quelle di Firenze, Bari, Macerata, Foggia, Nuoro, Caltanissetta, Campobasso, Siracusa, Catanzaro, Cosenza, Lamezia Terme, Arezzo, Grosseto, Livorno, Sulmona e Lecce”.

“In molte altre Procure – continua la delibera – si tratta del tema delle intercettazioni nei provvedimenti organizzativi generali ovvero in ordini di servizio o singole disposizioni, anche in merito alle spese conseguenti all’attività di intercettazione ovvero alle misure di custodia del materiale tratto da intercettazione. Il monitoraggio dimostra, quindi, l’esistenza di una peculiare, meritevole e crescente attenzione da parte dei Procuratori della Repubblica in ordine al tema del trattamento dei dati tratti da intercettazioni, tesa ad evitare l’ingiustificata diffusione di conversazioni non funzionali ai provvedimenti giudiziari e a valorizzare in tale direzione, nell’ambito della 2 autonomia interpretativa, il sistema normativo vigente, alla luce dei canoni costituzionali in gioco”.

29 luglio 2016
La nuova legge sulle intercettazioni: un danno gravissimo per la giustizia Italiana.
Magistratura Indipendente giudica estremamente grave il ricorso al voto di fiducia sul disegno di legge approvato ieri dalla Camera. In tal modo si è impedito alla sede legislativa naturale un approfondimento di moltissimi aspetti critici della legge ::: Leggi tutto su MAGISTRATURAINDIPENDENTE.IT: http://www.magistraturaindipendente.it/la-nuova-legge-sulle-intercettazioni-un-danno.htm :::
La nuova legge sulle intercettazioni: un danno gravissimo per la giustizia Italiana. Magistratura Indipendente giudica estremamente grave il ricorso al voto di fiducia sul disegno di legge approvato ieri dalla Camera. In tal modo si è impedito alla sede legislativa naturale un approfondimento di moltissimi aspetti critici della legge. Magistratura Indipendente giudica estremamente grave il ricorso al voto di fiducia sul disegno di legge approvato ieri dalla Camera. In tal modo si è impedito alla sede legislativa naturale un approfondimento di moltissimi aspetti critici della legge. Il testo contiene norme che, ad essere generosi, devono definirsi insensate. Ad esempio d’ora in poi non si potranno più di fatto disporre intercettazioni ambientali per reati come peculato o corruzione, essendo del tutto inverosimile immaginare che le conversazioni interessanti avvengano nei luoghi ove si svolge l’attività corruttiva o predatoria. Le indagini sui sequestri di persona a scopo di estorsione saranno private dell’essenziale strumento delle intercettazioni sui telefoni dei famigliari delle vittime che, per esperienza consolidata – non sono favorevoli a questo controllo perché vogliono mantenere aperto un canale diretto e privato con i sequestratori. E’ risibile la disposizione sulla necessità, per intercettare, degli “evidenti indizi di colpevolezza”. Se gli indizi sono già evidenti, che bisogno ha il Pubblico Ministero di effettuare ulteriori ricerche di prove ? E come si fa a disporre intercettazioni per un reato commesso da autore ancora ignoto, per il quale quindi non si può certo parlare di indizi di colpevolezza ? Se – tanto per fare un esempio – una persona ancora ignota ricatta un uomo pubblico chiedendo soldi per evitare la pubblicazione di fotografie imbarazzanti, come potrà il Pubblico Ministero fare intercettazioni e su questa base ulteriori accertamenti per identificare l’autore del delitto ? E ancora, la legge testè approvata dalla Camera consentirà al P.M. di fare intercettazioni per un tempo più prolungato del normale e in presenza semplicemente di sufficienti indizi di reato per sgominare una pericolosa banda di contrabbandieri di sigarette, mentre invece dovrà avere già in mano evidenti indizi di colpevolezza per intercettare, per un tempo comunque non superiore ai 60 giorni, le persone sospettate, di un omicidio volontario premeditato. Il P.M. dovrà chiedere l’autorizzazione ad intercettare al Tribunale del capoluogo del distretto, trasmette dogli tutti gli atti del fascicolo. Non ci vuole molta fantasia per prevedere allungamento di tempi, sovraccarico di lavoro per le segreterie, rischi di violazione del segreto. In un parola, un meccanismo che disincentiverà in modo radicale l’uso delle intercettazioni. L’elenco potrebbe continuare ma basta quanto detto per dimostrare che, mai come in questo caso, sarebbe stato indispensabile un approfondito dibattito parlamentare. Magistratura Indipendente ha più volte segnalato la necessità di una riforma delle intercettazioni, e conferma anche oggi questa sua posizione. Magistratura Indipendente è favorevole ad una legge che salvaguardi, nello stesso tempo, le garanzie delle persone sottoposte a procedimento, delle persone offese dal reato, dei terzi che possono essere soggetti a intercettazione pur senza essere direttamente coinvolti nella vicenda criminosa. E in questa direzione Magistratura Indipendente condivide un maggior rigore per evitare un ricorso non misurato alle intercettazioni telefoniche, e per sanzionare l’incivile costume della violazione del segreto investigativo sui contenuti delle conversazioni intercettate. In tal senso sono anche condivisibili le norme che inaspriscono le sanzioni penali e disciplinari per il pubblico ufficiale che violi il segreto. Ma tali indispensabili modifiche non possono essere accompagnate da una disciplina, come quella approvata ieri dalla Camera, che di fatto rende impraticabile il ricorso ad uno strumento così importante di investigazione, con il risultato oggettivo di favorire l’impunità per gli autori di gravissimi delitti. Roma 11 giugno 2009 La Segreteria Nazionale di M.I. ::: Leggi tutto su MAGISTRATURAINDIPENDENTE.IT: http://www.magistraturaindipendente.it/la-nuova-legge-sulle-intercettazioni-un-danno.htm :::

COSA DICEVA RENZI AD APRILE da l’Espresso

Il premier ora dice che non metterà mano alla disciplina sugli ascolti. Ma il testo approvato alla Camera e ora fermo al Senato delega l’esecutivo a decidere come tutelare la riservatezza

di Susanna Turco

Matteo Renzi, le intercettazioni e quella riforma nelle mani del governo

Se ne parla da vent’anni, non si fa mai: quella delle intercettazioni, almeno sin qui, più che una riforma è una metafora, il termometro per misurare uno stato di salute (del governo) e di uno stato di rapporti (con la magistratura). Più se ne parla, più burrascosa è la situazione. E così anche stavolta, non certo per caso, la polemica sugli ascolti si infiamma in un momento di grande difficoltà dell’esecutivo. Comincia con Renzi, che in consiglio dei ministri parlando della inchiesta di Potenza allude a una nuova legge dicendo che “le cose devono cambiare” perché “ci sono intercettazioni che non hanno alcun nesso con l’inchiesta”. Continua con (fra gli altri) il neopresidente dell’Anm Piercamillo Davigo che dice no a una riforma delle intercettazioni e definisce “superflua” una modifica delle norme sulla pubblicazione degli ascolti.  Finisce con Renzi che fa una apparente marcia indietro (“non metteremo mano alla riforma”), mentre la ministra Boschi chiarisce che comunque “serve un equilibrio migliore”, per “tenere insieme il diritto di effettuare le indagini, il diritto di difendersi e la riservatezza di alcune informazioni, se non strettamente necessarie”.

Ora, in tutto questo parlare, e combattersi, tra renziani e magistrati, c’è da dire che la riforma delle intercettazioni non ha fatto né un passo avanti, né un passo indietro. C’è, giace in Senato, da settembre, in seno all’articolo 30 della legge che riforma il processo penale, approvato a fine estate dalla Camera. E’ una riforma che non tocca la  disciplina delle registrazioni e l’uso che ne fanno i magistrati: si occupa del versante della pubblicabilità degli ascolti. Vorrebbe modificare – vecchio pallino di Renzi – l’attuale equilibrio tra privacy e interesse pubblico. Vorrebbe mettere un argine più forte alle conversazioni irrilevanti. Ma non dice esattamente in che modo. Anzi: dice che sarà il governo a decidere come dovrà essere questo nuovo equilibrio, dove passerà l’asticella tra gossip e prova di reato. E’ infatti una delega all’esecutivo, niente di più. Una riforma senza faccia. L’articolo 30, comma a, spiega solo quali principi dovrà seguire. Uno su tutti: “ Garantire la riservatezza

a) prevedere disposizioni dirette a garantire la riservatezza delle comunicazioni e delle conversazioni telefoniche e telematiche oggetto di intercettazione, in conformità all’articolo 15 della Costituzione, attraverso prescrizioni che incidano anche sulle modalità di utilizzazione cautelare dei risultati delle captazioni e che diano una precisa scansione procedimentale per la selezione di materiale intercettativo nel rispetto del contraddittorio tra le parti e fatte salve le esigenze di indagine, avendo speciale riguardo alla tutela della riservatezza delle comunicazioni e delle conversazioni delle persone occasionalmente coinvolte nel procedimento, in particolare dei difensori nei colloqui con l’assistito, e delle comunicazioni comunque non rilevanti a fini di giustizia penale.

Su questa delega Davigo deve ancora esprimersi: ma, secondo il suo predecessore all’Anm Sabelli, era “troppo generica” e destinata a portare “tensioni” quando si discuterà dei “dettagli”. Già, perché i dettagli da definire sono parecchi. Giusto per fare un esempio, alla Camera è stato cancellato pure il riferimento alla cosiddetta “udienza filtro” (tra le intercettazioni rilevanti e quelle inutilizzabili): serviva a fissare il momento preciso in cui cadeva il divieto di pubblicare le intercettazioni . Adesso, l’udienza è stata sostituita con il vago “scansione procedimentale per la selezione del materiale”. Una formula di stile che in sé non dice nulla: significa che il testo non fissa un momento preciso per la diffusione. Sarà il governo a decidere: stabilendo modalità, tempistica, ed eventuali sanzioni.

Sempre il governo stabilirà i paletti del reato per chi diffonde con intenti diffamatori le registrazioni fraudolente. E deciderà pure in che modo saranno semplificate le condizioni per l’uso delle intercettazioni “nei procedimenti per i più gravi reati contro la pubblica amministrazione”.

Che Renzi non riformerà le intercettazioni, dunque, è vero e nello stesso tempo non è vero. Le riformerà, quando il provvedimento sul processo penale sarà arrivato in fondo al suo iter. Ma senza toccare le indagini. La sua preoccupazione sarà la “tutela della riservatezza”, in specie nei confronti di “terzi” non coinvolti: che poi, almeno secondo alcuni calcoli, tale riservatezza sia stata violata solo 12 volte in vent’anni, non è cosa che agli occhi di Renzi ne diminuisca l’importanza.